Il dibattito sulla nuova Politica agricola comune (Pac) è entrato ormai nel vivo. A questo riguardo, la Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia ha espresso apprezzamento per la recente richiesta formulata dal Governo italiano a Bruxelles in vista di un allentamento dei vincoli previsti dal cosiddetto ‘greening’, ossia la clausola ambientale proposta a fine 2011 dalla Commissione europea, al rispetto della quale risulterebbe agganciato il 30% del budget degli aiuti diretti alle imprese agricole a partire dal 2014.
“A nostro avviso l’Unione Europea sta perseguendo un obiettivo giusto con gli strumenti sbagliati – esordisce il presidente della Federazione, Giorgio Buizza –. Come professionisti siamo senz’altro sensibili all’esigenza, peraltro fortemente sentita dall’opinione pubblica, di promuovere un’agricoltura rispettosa dell’ambiente. Tuttavia riteniamo che imporre a tutti indiscriminatamente una diversificazione in tre colture e una ‘ecological area’ del 7% della superficie a disposizione di ogni agricoltore, senza distinzioni a seconda della dimensione aziendale, non sia la strada giusta da seguire”.
Per ‘ecological area’, lo ricordiamo, la Commissione UE intende una consistente porzione della superficie di ogni azienda da destinare a fasce tampone, siepi, filari, zone per la nidificazione della fauna migratoria e altre infrastrutture ecologiche.
Già nel recente passato – fa notare la Federazione - sono stati adottati provvedimenti incentivanti l’abbandono delle coltivazioni intensive, di ‘forzato riposo’ di una parte delle superfici produttive aziendali, di abbattimento dei capi in allevamento: tali provvedimenti non sono risultati, alla lunga, efficaci quanto apparivano al momento dell’adozione e si sono rivelati alla fine penalizzanti per gli agricoltori e per i loro bilanci aziendali.
“Vi sono molti modi per promuovere un’agricoltura sostenibile: da parte nostra riteniamo senz’altro più sensato – ha aggiunto Buizza – esonerare innanzitutto dai nuovi vincoli le aziende di dimensioni piccole e medie, alle quale si applicherebbero comunque i già vigenti obblighi in materia di ‘condizionalità’ fissati a suo tempo dall’Unione Europea. In parziale alternativa al greening bisognerebbe invece puntare a perfezionare le modalità applicative delle misure agroambientali già collaudate nel corso dell’attuale programmazione comunitaria con il cosiddetto Secondo Asse del Piano di sviluppo rurale”.
A questo proposito la Federazione, focalizzando l’attenzione sul funzionamento dei Psr in Lombardia e nelle principali regioni del nostro Paese, ribadisce la necessità di favorire nel prossimo futuro un più pieno coinvolgimento dei dottori agronomi e forestali, “prevedendo meccanismi che valorizzino il ruolo dei professionisti a supporto delle aziende agricole intenzionate a presentare piani di miglioramento ambientale e istanze di finanziamento pubblico per progetti di conservazione delle risorse naturali nelle aree rurali”.