Come preannunciato lo scorso mese di luglio, la Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali (FODAF) della Lombardia approva il recente ddl del ministro Catania contro la cementificazione dei suoli agricoli, pur esprimendo alcune perplessità sull’efficacia delle azioni così come sono state proposte.
“Al di là dei dubbi sull’esistenza di adeguati margini di tempo perché si possa realizzare il necessario iter parlamentare di approvazione prima della prossima tornata elettorale – esordisce il presidente di FODAF, Giorgio Buizza –, uno degli aspetti che non ci convince è la durata del vincolo di cinque anni previsto per l’uso agricolo dei terreni che abbiano ricevuto contributi comunitari. È sempre meglio rispetto al vuoto normativo, ma si tratta tutto sommato di un termine modesto: la speculazione ha pazienza e spesso non teme l’attesa di un quinquennio”.
FODAF pone inoltre l’accento sul fatto che spesso la sottrazione di terreno è avvenuta e avviene tramite la pratica dell’abusivismo: i vincoli e le norme sulla carta potrebbero quindi avere poca efficacia se non accompagnati da un concreto rafforzamento degli strumenti di lotta alla cementificazione non autorizzata.
In riferimento all’ipotesi del ddl di ripartire a livello regionale la superficie massima sottraibile all’agricoltura, Buizza ricorda a titolo d’esempio la norma sugli ambiti agricoli strategici già adottata da tempo in Lombardia. Secondo la Legge regionale lombarda n. 12 del 2005, infatti, le amministrazioni provinciali sono tenute a definire con apposita delibera consiliare le parti del territorio vincolate ad esclusivo uso agricolo. Si tratta di ampie porzioni di territorio – definite appunto ambiti agricoli strategici – che non potranno essere destinate in futuro a nessun altro uso, se non a quello agricolo, nell’ambito dei Piani di governo del territorio adottati dai comuni.
“In questo caso – fa notare Buizza – si percepisce, almeno sulla carta, un aspetto interessante sotto il profilo qualitativo. Anziché fissare semplicemente un tetto alla quantità di terreno agricolo cementificabile da parte dei comuni, si è imposta la previa individuazione a livello provinciale di tutte le aree agricole di pregio ritenute strategiche per il settore e pertanto ‘intoccabili’. Concettualmente si tratta di un passo avanti importante, in quanto si supera la tradizionale e deleteria visione del terreno agricolo come territorio residuale rispetto a quello occupato dalle altre attività realtà produttive o dagli insediamenti abitativi”.
Anche in questo caso, tuttavia, FODAF non nasconde che si sia giunti in Lombardia a tale intervento legislativo solo dopo essersi resi conto della notevole contrazione delle aree rurali avvenuta negli scorsi decenni. “Purtroppo nel 2011 – ricorda Buizza –, nonostante la Legge Regionale sia in vigore dal 2005, si è assistito al calo della superficie agricola lombarda al di sotto della simbolica soglia di un milione di ettari e il consumo di suolo non è stato fermato in maniera netta, fatte salve le decisioni locali di alcuni comuni volonterosi o sensibili (una esigua minoranza) che hanno deliberato di rallentare o azzerare l’occupazione della superficie agricola utile”.
Un ultimo rilievo di FODAF riguarda l’importanza di avvalersi dei professionisti del settore primario per interventi di programmazione territoriale. “A malincuore devo infine riconoscere – osserva Buizza - che la nostra professionalità di dottori agronomi e forestali è spesso dimenticata da molti comuni e amministrazioni provinciali. Oggigiorno, al contrario, occorrerebbe investire su chi si fa portatore di una cultura pianificatoria attenta alle aree rurali: ciò si tradurrebbe in enormi benefici non solo per l’attività agricola in senso stretto, ma anche in termini di tutela del paesaggio, di salvaguardia della biodiversità e di valorizzazione dei comprensori turistici locali”.