L’uscita dal tunnel della crisi è ancora lontana per l’agricoltura lombarda: è questo, in sintesi, il commento della Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia circa i risultati ancora provvisori sull’andamento delle produzioni agricole nel 2012, diffusi nei giorni scorsi dall’amministrazione regionale.
“Se per un verso il calo quantitativo della produzione è stato contenuto entro la soglia dei due punti percentuali rispetto al 2011 – spiega il presidente della Federazione, Giorgio Buizza –, d’altro canto vi sono notizie molto preoccupanti sul versante dei redditi delle imprese agricole, come dimostra l’avvenuta variazione del valore aggiunto del settore, in calo di oltre il 10% rispetto all’anno precedente”.
A che cosa si deve questa significativa contrazione della ricchezza nella fase propriamente agricola della filiera? “Principalmente all’aumento dei costi di produzione – fa notare Buizza – relativi a sementi, concimi e mangimi, ovvero ai fattori di produzione essenziali per l’intera agricoltura professionale di pianura. Non dimentichiamo, inoltre, che il biennio 2011-2012 è stato segnato da un inatteso incremento del costo del gasolio agricolo nella misura del 41%: di fronte a situazioni di questo tipo non vi sono business plan che possano garantire il pareggio ad aziende peraltro già in difficoltà da parecchi anni”.
Se la grande agricoltura di pianura è in crisi, le cose non vanno certo meglio per le realtà delle aree montane e svantaggiate. “Siamo in attesa di vedere come evolverà il dibattito istituzionale sulla nuova politica agricola comune, la cui applicazione sarà comunque rinviata di un anno – osserva Buizza -. In particolare si cerca di capire se, a fronte di una riduzione ormai certa del budget agricolo totale, l’agricoltura montana potrà beneficiare di qualche trasferimento in più sul fronte dei cosiddetti ‘aiuti diretti’. Quel che è certo è che si dovranno incentivare nuove esperienze aziendali che scommettano sulla valorizzazione dei terreni marginali attraverso un’agricoltura di tipo multifunzionale, pena la chiusura di un gran numero di aziende e lo spopolamento di queste aree con inevitabili conseguenze per la tenuta complessiva degli assetti territoriali” (Foto: Archivio ERSAF-DGA).