Mentre continua il dibattito sulla nuova Politica agricola comune post 2013, la Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali (FODAF) della Lombardia commenta le nuove osservazioni del Parlamento Europeo sulla riforma del sistema degli aiuti diretti all’agricoltura.
“La novità interessante - afferma il presidente di FODAF, Giorgio Buizza – è data dalla richiesta proveniente dall’emiciclo di Bruxelles di attenuare l’impatto delle misure agro-ambientali che vanno sotto il nome di greening, facendone un meccanismo di carattere almeno parzialmente volontario e non totalmente obbligatorio, come invece auspicato dalla Commissione Europea”.
Qualora fosse confermato nella sua formulazione originaria il greening - lo ricordiamo - costringerebbe le imprese agricole, anche le più piccole, a realizzare almeno tre colture diverse contemporaneamente, con inevitabile accrescimento dei costi colturali e perdita della libertà di programmazione in funzione del mercato e delle esigenze aziendali. A ciò si aggiungerebbe la sottrazione alla produzione del 7% di ogni terreno aziendale, da destinare ad aree ecologiche.
“Il Parlamento Europeo ha dato voce – continua Buizza – ad alcune delle più comuni obiezioni avanzate da imprenditori e tecnici, proponendo di applicare la percentuale del 7% solo ad aziende di dimensioni medio-grandi, permettendo inoltre di inserire nel computo delle aree ecologiche alcune colture considerate ‘miglioratrici’, come le leguminose”.
Per FODAF occorre comunque allargare ulteriormente la casistica delle colture e delle tipologie di conduzione aziendale considerate “green” per definizione e quindi suscettibili di esonero dal rispetto dei nuovi vincoli ambientali.
“Pensiamo ad esempio alle aziende che si affacciano alle varie opportunità offerte dalla cosiddetta agricoltura conservativa – osserva Buizza -, ovvero dall’insieme di tecniche di lavorazione dei terreni a minimo impatto ambientale, tra cui la principale è quella della semina diretta o coltivazione su sodo, consistente nel seminare direttamente su terreni non lavorati e capaci di salvaguardare al massimo l’integrità e l’assetto naturale del suolo. Come professionisti del settore primario siamo da tempo impegnati su tematiche di questo tipo, in quanto riteniamo che possano costituire un’opportunità di concreta integrazione tra rispetto dell’ambiente e mantenimento di alti livelli produttivi” (Foto: Archivio DGA-ERSAF).