Il prossimo Piano di sviluppo rurale lombardo dovrà necessariamente contemplare un programma organico e di prospettiva per dare definitivo slancio al comparto agroenergetico nella regione agricola più importante d’Italia: questa la posizione espressa dalla Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia intorno ad uno dei temi di sicura attualità nel quadro della Politica agricola europea 2014-2020.
“In questa fase del dibattito sulla Pac ci si sta concentrando su alcuni aspetti prioritari, quali il sistema degli aiuti diretti e la definizione di ‘agricoltore attivo’ – commenta il presidente della Federazione, Giorgio Buizza –. Tuttavia, quando entrerà nel vivo il processo di definizione della politica di sviluppo rurale a livello nazionale e regionale, la questione agroenergetica dovrà essere oggetto di attenta pianificazione e di adeguati stanziamenti di risorse”.
Per la Federazione è necessario esplorare a fondo tutte le principali filiere da biomasse, esaminando di ognuna le caratteristiche di sostenibilità ambientale e convenienza economica, anche alla luce degli impegni assunti dal nostro Paese con il Piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili, che prevede il raggiungimento entro il 2020 di una produzione di energia da biomasse pari a quasi il 7% dei consumi energetici nazionali.
“Siamo di fronte ad obiettivi ambiziosi ai quali l’agricoltura lombarda non può sottrarsi – osserva Buizza -. Ma affinché la produzione agroenergetica giunga ai livelli attesi si rendono necessarie iniziative di ampio respiro, sostenute da un’azione concertata tra istituzioni, imprese, associazioni e consorzi”.
Tra gli ambiti d’azione indicati dalla Federazione rientra la filiera bosco-legno-energia. “Abbiamo già sollecitato più volte attenzione su questo tema – ricorda Buizza -, anche in considerazione del fatto che in Lombardia, a fronte di una costante riduzione della superficie agricola utile, le superfici boschive sono invece da anni in progressivo aumento, soprattutto a causa della ricolonizzazione boschiva di ampie aree in precedenza occupate da pascoli”. L’esigenza energetica – precisa la federazione - dovrebbe privilegiare l’utilizzo razionale della biomassa del bosco, spesso trascurato o abbandonato, rispetto all’impianto di nuove coltivazioni ad uso energetico che sottraggono superfici utili alle produzioni alimentari. Il minor costo delle biomasse di pianura potrebbe portare a risultati controproducenti, costringendo ad acquisti di derrate alimentari e di foraggio all’estero. Sarebbe auspicabile invece che gli agricoltori continuassero a fare il loro mestiere rendendosi per quanto possibile autosufficienti per le esigenze energetiche aziendali.