I dottori agronomi e dottori forestali lombardi esprimono forte preoccupazione per il trend di crescita dei costi di produzione a carico delle imprese agricole, fenomeno che non pare segnare battute d’arresto da circa tre anni a questa parte: è quanto emerge da un’analisi effettuata da FODAF Lombardia sulla base dei dati diffusi periodicamente da Unioncamere e Ismea.
“È sempre più difficile per gli agricoltori far pareggiare i bilanci – osserva Giorgio Buizza, presidente di FODAF -. Se fino ai primi mesi del 2012 i maggiori aumenti erano dovuti al costo del gasolio agricolo e dei prodotti energetici in generale, nelle ultime settimane abbiamo assistito soprattutto ad un rincaro di diversi punti percentuali del prezzo dei mangimi a causa dei rialzi delle materie prime: una situazione che penalizza in particolare la zootecnia, tradizionale punto di forza del settore primario lombardo. Nell’ultimo anno, per di più, gli allevamenti della nostra regione hanno dovuto fare i conti anche con un aumento dei prezzi dei capi da ristallo”.
In aggiunta a questo sensibile aggravio sul versante dei costi - + 3,1% rispetto allo scorso anno secondo i dati Ismea – rimane ancora stagnante la domanda nei principali mercati agroalimentari, ad esclusione del comparto biologico che appare fortunatamente in controtendenza, forse grazie ad una clientela fidelizzata e mossa da motivazioni che vanno al di là del prezzo.
Per FODAF la situazione è particolarmente critica, anche in un contesto tradizionalmente solido come quello lombardo. “Da tempo i nostri professionisti iscritti ai vari Ordini lombardi – sottolinea Buizza – stanno sensibilizzando le aziende agricole all’adozione di modelli gestionali particolarmente attenti al contenimento dei costi. Nondimeno, anche in agricoltura, in questo momento fare impresa risulta particolarmente problematico in un Paese con costi dell’energia superiori del 30% alla media europea, una normativa a volte contraddittoria e una burocrazia che nel nostro settore è ormai divenuta a dir poco opprimente”.